MEMORIA O … SOLO RICORDO

Memoria o … solo ricordo

MEMORIA O … SOLO RICORDO?

A chi legge questo articolo, vorrei rivolgere una preghiera: di leggerlo con animo sereno, per non vedervi nessuna vena di polemica, ma solo l’invito a una seria riflessione.

Nel mese di gennaio appena trascorso abbiamo assistito a vari incontri, celebrazioni, trasmissioni televisive, interviste … per fare memoria dello sterminio di Ebrei, e non solo Ebrei.

Memoria o ricordo?

Il ricordo fa pensare ad avvenimenti, passati ormai, che hanno procurato, in passato appunto, gioia o sofferenza; con la speranza, il desiderio e l’impegno serio che non si ripetano più le sofferenze e si possano godere ancora le gioie.

La memoria è vivere, oggi, una gioia o una sofferenza che, pur avendo avuto un particolare peso nel passato, è ancora in atto, oggi, sia pure con aspetti o avvenimenti diversi.

Siamo sicuri che oggi c’è pieno rispetto da parte dei Cristiani verso gli Ebrei o verso qualunque altra comunità; e c’è pieno rispetto degli Ebrei e di qualunque altra comunità verso i Cristiani? E degli Ebrei/Israeliani verso gli Arabi, Cristiani o Musulmani che siano, o verso qualunque altra comunità, e viceversa?

E, comunque, credo non si possa far ricadere su una intera comunità o nazione, le colpe di alcuni membri, e autorevoli membri, della comunità o della nazione; a cominciare da quella pagina della storia che riguarda noi credenti in “Cristo, Figlio del Dio vivente”, condannato a morte per opera di un governatore romano: condanna che certamente pesa sui capi religiosi di Gerusalemme, ma che non si può far pesare su tutto il popolo d’Israele.

Torna alla mente il coraggio umile di Papa Giovanni Paolo Secondo che nel Grande Giubileo del 2000 ha chiesto ripetutamente perdono per le colpe, commesse per secoli, da membri, e spesso autorevoli membri, della Chiesa Cattolica. Non so dare una risposta alla domanda: “Altre comunità, che pure hanno colpe commesse sui Cristiani Cattolici, hanno avuto la stessa umiltà del Papa nel chiedere perdono?”

Forse un buon contributo alla fraternità tra Ebrei e Cristiani potrebbe venire se la storia dei rapporti tra le due comunità non si fondassero su giudizi critici a priori ma sulla verità storica ben documentata. A me piace riascoltare spesso le testimonianze di tanti Ebrei che si sono salvati perché, per disposizione del venerabile Papa Pio XII, hanno potuto rifugiarsi in conventi e monasteri anche di clausura; una delle testimonianze più significative sull’opera della Chiesa, e in particolare del Papa, per nascondere e salvare la comunità degli Ebrei, non solo di Roma, viene da Emanuele Pacifici, recentemente scomparso.

I responsabili della vita politica, cioè della vita di tutti i cittadini, di qualunque cultura o religione o tradizione o lingua o continente che abitano, sanno della responsabilità che hanno di impegnare tutti gli strumenti acquisiti, in forza del mandato popolare (ma potremmo parlare anche di vocazione!), per favorire, o meglio educare, ad un rispetto della persona, perché persona, e non perché di una certa cultura o lingua o religione o colore …?

Che sia memoria o ricordo, ma vale solo per gli Ebrei?  E le decine di milioni di Cristiani, di varie confessioni, martirizzati nel secolo scorso? (stando ai numeri del Prof. Marazziti). A parte che non sembra si faccia memoria o ricordo; ma c’è almeno conoscenza di questi numeri?

Che sia memoria o ricordo, ma vale solo per i 6 milioni di Ebrei o i milioni di Cristiani del secolo passato? O vale anche per i 6 milioni di bambini italiani uccisi con l’aborto legale negli ultimi 40 anni e per i circa 40-50 milioni di bambini che vengono uccisi ogni anno nel mondo? (stando ai numeri riportati dal giornale Avvenire).

Nella nostra avanzata civiltà c’è ancora la capacità di capire il significato di tre semplici aggettivi: possibile (da sempre il forte ha gli strumenti per sopprimere il debole); legale (oggi in quasi tutti gli Stati, così detti civili, la legge, fatta eccezione, sembra, degli Stati Uniti d’America e della Cina, rinnega la pena di morte per i colpevoli e la favorisce per gli innocenti, coloro cioè che non sanno e non possono nuocere); lecito (sappiamo ancora domandarci e dare una risposta all’interrogativo: ma è bene o male uccidere un innocente?). O la norma di comportamento è: “se una cosa mi piace, o mi fa comodo, o la fanno gli altri, è dunque buona? Mi piace drogarmi, dunque è bene! Mi piace stuprare, dunque è bene! Mi fa comodo eliminare chi è handicappato, chi mi crea problemi, chi è indesiderato, chi ha un’altra religione, un altro colore … dunque è una cosa buona! Mi piace abusare sessualmente …

E qui entriamo anche in Chiesa. Ed è orribile! E il Papa – ma non solo il Papa – non ha più lenzuola per asciugarsi le lacrime.

Ma solo in Chiesa? Se sono confermate le statistiche, ogni cento casi, tre riguardano preti e anche vescovi (non finiremo mai di vergognarci e chiedere perdono); gli altri novantasette riguardano 1. Genitori o familiari che abusano dei figli o congiunti; 2. Insegnanti che abusano degli alunni; 3. Medici e infermieri che abusano dei pazienti … senza escludere altre categorie.

Solo che ormai non si dice più solo a Ferentino: “diccilu prima tu, mo tu lu dici” (ricordiamo la poesia del grande poeta Fernando Bianchi?). Mettiamo avanti i preti, nei discorsi quotidiani, nei giornali, nella televisione … così nascondiamo genitori, insegnanti, medici e infermieri e tanti altri.

Pare sia tradizione, anche nella nostra Diocesi (come leggiamo nella pagina diocesana di Avvenire), di fare fiaccolate perché i cittadini (o almeno i Cristiani Cattolici) prendano coscienza e protestino contro la pena di morte che c’è negli Stati Uniti d’America e in Cina. Niente in contrario.

Ma … Solo in negli Stati Uniti d’America e in Cina.

Sapranno i giovani e chi li accompagna nel loro cammino e chi presiede la pastorale diocesana che in Italia i condannati a morte con l’aborto, negli ultimi 40 anni, sono stati, appunto, circa 6 milioni? Si organizzano in Diocesi fiaccolate o altre manifestazioni in difesa della vita nascente? O l’aborto non è più un “abominevole delitto” come definito dal Concilio Ecumenico Vaticano Secondo?

È frequente vedere innalzati cartelli con “NESSUNO TOCCHI CAINO”; si vede qualche cartello, almeno nella nostra diocesi, con “NESSUNO TOCCHI ABELE”?

Non è provocazione; è solo invito alla riflessione, almeno per chi ancora crede che la vita è dono di Dio e nessun uomo è padrone della vita di in altro uomo.