Divagazioni su temi seri

Il CARBONE  e i  50  CENTESIMI

Il mio Professore di Scienze mi raccontava di un suo collega, famoso perché non aveva mai bocciato un suo alunno.

Una volta si presentò all’esame di maturità un ragazzo veramente “asino”. Il Professore, conoscendolo bene, cercò di fare le domande più facili. Niente da fare.

Non sopportando l’idea di dover bocciare un alunno per la prima volta,

“Ti farò ancora una domanda facilissima. Se mi rispondi bene, ti promuoverò. Di che colore è lo zucchero?”

L’alunno riflette, si frega le mani, si agita sulla sedia …

“Nero”, risponde sicuro.

Il Professore non si scompone. “Hai ragione, perché se bruci lo zucchero, diventa carbone. Promosso”. 

Non è lontano il mio esame di maturità. Sento già che il PROFESSORE, guardando il mio curriculum, puntandomi gli occhi addosso con severità mi dice: “Avevo fame e non mi hai dato da mangiare; avevo sete e non mi hai dato da bere …”

 Anch’io conosco il mio curriculum … sto per alzarmi e prendere la meritata destinazione, quando mi sento dire, non più con severità:

“Ti ricordi di quel giorno che un poveretto venne a bussare alla tua porta?

Mi ricordo e con vergogna.

“Alla fine, per togliertelo dai piedi, gli hai dato 50 Centesimi. Vedi che qualche cosa di buono hai fatto anche tu? Entra nel gaudio del tuo Signore”.

 

 

Il  NAVIGATORE  SATELLITARE  e i  COMANDAMENTI

Non sempre la tecnologia presenta invenzioni utili alla vita e alla dignità dell’uomo. Questa volta sì. Non devi più imparare i nomi delle strade, ogni tanto fermarti per    chiedere informazioni …

Registri il luogo di partenza e il luogo di arrivo, e un’amica voce, senza che lo chiedi, di dice: Va a destra, va a sinistra, alla rotatoria prende la seconda strada …

E basta che non ti addormenti o corri pericolosamente, e ti trovi alla meta.

Parlavamo di tecnologia; ma, quando ci arriva l’uomo, Qualcuno ci è arrivato millenni prima.

Da ragazzi abbiamo imparato i Comandamenti di Dio. Quanto sforzo per impararli e, soprattutto, quanta difficoltà ad osservarli.

Forse ce la siamo presa con Dio che ce li ha dati, e ne avremmo fatto volentieri a meno. Eppure, a pensarci bene, non ne possiamo fare a meno.

Non camminiamo nel buio per ritrovarci nel buio.

Sappiamo da dove partiamo e ci viene indicata la meta.

Partiamo dalla condizione di peccatori e abbiamo come meta la santità. E la VOCE amorevolmente ci dice: Non avrai altro dio, non nominare il Nome di Dio invano,

ricordati di santificare le feste … E senza questo navigatore satellitare, i Comandamenti di Dio, non arriveremmo mai alla meta. 

 

 

 L’INCUBATRICE  e il  PURGATORIO

Che meraviglia la nascita di un bambino! La mamma se lo pone sul  petto perché continui a sentire il suo calore. Medici e infermieri attorno per lavarlo, profumarlo e vestirlo. E la gioia e i bacetti, ancora da lontano, di parenti, amici e conoscenti.

Qualche volta, però, il bambino nasce immaturo. Per fortuna qualcuno ha inventato l’incubatrice, dove il bambino resterà solo il tempo necessario per raggiungere la maturità e godersi definitivamente il seno materno e l’abbraccio del papà e di tutti i parenti e amici.

Lasciando il grembo della terra dovremmo essere maturi per affrontare la luce splendida della Gloria. Pensiamo alla gioia della Mamma, il sorriso compiaciuto del Padre, mentre il Figlio e lo Spirito Santo si rimbalzano i meriti della nascita alla nuova vita e gli Angeli e Santi fanno a gara a fare i complimenti!

Ma quanti, imitando Maria, come Madre Teresa, Padre Pio, Giovanni Paolo II … saranno maturi per guardare con occhi d’aquila lo splendore del Paradiso?

Per fortuna Qualcuno dai tempi dei tempi ha fatto la bella invenzione: l’incubatrice, appunto, il Purgatorio. L’attesa del Cielo e la preghiera della terra affretteranno il tempo della maturazione; e allora si farà grande festa in famiglia.

 

 

Gli SPINACI  e i  SACRAMENTI

Chi non ricorda le gesta entusiasmanti di Braccio di Ferro dai muscoli possenti e vittoriosi? Eppure anche a lui capita qualche volta di trovarsi in difficoltà! Sembra ormai la resa dei conti! Forze avverse stanno per stritolarlo. Niente paura: basta allungare la mano, afferrare un barattolo di Spinaci e trangugiarlo! La vittoria è garantita.

Tante volte pensiamo di essere tanti Braccio di Ferro, invincibili di fronte alle prove e alle tentazioni. Poveri illusi; e poi ci tocca leccare le ferite!

E se, alla scuola di Braccio di Ferro, ricorriamo agli SPINACI: pieghiamo le ginocchia per accogliere la misericordia e il perdono del Padre, allunghiamo la mano per nutrirci del Pane dei forti, ci lasciamo guidare dallo Spirito? Chi sarà contro di noi? Neppure il più becero e violento dei demoni potrà vincerci. La vittoria è nostra!

 

 

Dalla “CICCIA” all’EUCARISTIA

 Non a tutti è dato di fare i 100 metri in meno di 10 secondi. Se abbiamo troppa “ciccia” attorno … se non abbiamo dei muscoli forti … Ci arrendiamo? O proviamo a liberarci della “ciccia” e a rafforzare i muscoli?

Non a tutti è dato di diventare santi come Madre Teresa o Giovanni Paolo secondo. Se siamo appesantiti dalla “ciccia-peccato” … se non abbiamo un supplemento di grazia … Ci arrendiamo? O proviamo a liberarci della “ciccia” e a rafforzare i muscoli?

Una cura abituale della pillola Confessione … e la bilancia scende. Una cura  abituale della vitamina Comunione …

E, magari non saremo santi come Madre Teresa, o come Giovanni Paolo, o come Sant’Ambrogio (poveri incollatori!) da essere portati in processione, ma saremo santi da riposare sul cuore del Padre. 

 

 

Alcune pagine da

 “LA  SACRA  CANAGLIA”

 Dal “Canangèlo”

(traduzione: Evangelo riletto dalla Sacra Canaglia)

LE  NOZZE  di  CANA

Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea. Fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Le vivande erano ottime e le bevande ancora migliori.

Gesù fingeva di essere soprappensiero, e intanto notava che i commensali alzavano troppo il gomito; e si preoccupò.

“Se continuano così, di questo passo, tra poco finisce tutto il vino e me li ritrovo tutti ubriachi!”.

Lentamente il suo sguardo penetrante fa il giro della mensa, posandosi su ogni fiasco di vino che miracolosamente trasforma in acqua limpida che più limpida non si può!

Questo fu il primo scherzo da … prete compiuto da Gesù. E i suoi discepoli se lo legarono al dito.

LE  TENTAZIONI  di  GESU’

Gesù andò nel deserto dove, per quaranta giorni, non mangiò nulla. Quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei il Figlio di Dio, trasforma questa pietra in pane”. E Gesù trasformò la pietra in pane: tanto poté la tentazione e ancor più la fame. Poi, vedendo accanto a sé un bastone, lo trasformò in salsiccia.

“Non di solo pane – fece notare, citando la Bibbia, al diavolo che lo guardava sorpreso (un ebreo che mangia il maiale!?) e indispettito (questo mi prende per il …!) – non di solo pane vive l’uomo”.

Poi il diavolo lo portò su un monte. “Ti darò tutti questi regni – indicava – se ti inginocchi davanti a me”, disse. Ma Gesù, non è che vedesse molto dall’alto di quella collina; e allora si imbarcò su un Cosmos. Ora sì che vedeva tutti i regni promessi dal diavolo (e anche quelli promessi agli altri!). E che soddisfazione vedere il diavolo sotto i suoi piedi!!!

Il quale diavolo, però, non volle arrendersi. Lo portò in città, sul più alto grattacielo. “Buttati giù, tanto gli Angeli ti sosterranno con le mani, perché tu possa planare dolcemente”.

Gesù, che del diavolo non si fidava assolutamente (com’era giusto!), non è che si fidava poi molto delle mani degli Angeli. E allora inventò una macchina meravigliosa che poi gli Americani (e che cosa non fanno gli Americani?) avrebbero chiamato Shuttle.

Allora il diavolo, resosi conto che Gesù ne sapeva cento più del diavolo, si rassegnò a lasciarlo in pace.

LE  PECORELLE  SMARRITE

E Gesù raccontò questa parabola:

Un pastore aveva cento pecore. Le custodiva con tanta premura, le conduceva ai pascoli migliori, le amava più dei suoi figli.

Ma un giorno, una pecora, più intelligente del normale, approfittando della pennichella del pastore, volle tenere banco.

“Care sorelle pecore, siamo stanche di fare le pecore! Basta con i pastori! E’ giunta l’ora della emancipazione! Chiunque è dalla parte della libertà, mi segua”.

E quel brutto giorno il pastore si ritrovò con una sola pecorella. Commosso da tanta fedeltà, si avvicinò per stringerla tra le braccia …

“Di pecore così timorose” = … di Cristiani così vigliacchi (n. d. a. della parabola), che restano solo perché non hanno il coraggio di andarsene, non so proprio che cosa farmene”.

E con la necessaria delicatezza, le assestò un solenne calcio dove facilmente immaginate.

“Pecore simili = Cristiani pecore” (idem sopra), concluse amaramente il pastore, “meglio perderle che trovarle”.