SANT’AMBROGIO e la SUA CITTA’

Quante volte abbiamo ascoltato il racconto della Passione del Centurione e Santo Ambrogio! Lo si ascolta sempre con gioia e commozione e, aggiungerei, anche con una certa nostalgia. Capita spesso che, quando ritorniamo ai tempi passati, è come rifugiarci nel grembo rassicurante, rispetto all’incertezza o alla insoddisfazione del presente. O, almeno, questo è il mio stato d’animo. E siccome ho avuto io l’onore questa sera di ricordare il Santo Martire, mi perdonerete se ripenso a voce alta quanto mi trovo a pensare specialmente in questo tempo in cui ci prepariamo a celebrare con solennità il 1700° anno dal martirio del nostro Santo Protettore e già sia avanti la più modesta celebrazione di un altro anno centenario: quello della memoria del primo luogo di culto cristiano di cui abbiamo testimonianza scolpita nella pietra: la DOMUS  ECCLESIA  di Valerio Gaio nello stesso luogo dove nei secoli successivi sorsero altri luoghi di culto fino all’attuale Chiesa gotico-cistercense di Santa Maria Maggiore.

Si era all’inizio del IV secolo dell’Impero romano e della Religione Cristiana: secolo che vedeva il continuo espandersi del dominio di Roma, ma anche della fede nel Cristo Risorto; e vedeva il fiorire anche del Municipium ferentinate come centro culturale, economico, amministrativo e religioso.

Il Teatro che poteva contenere circa 3.000 spettatori; le Terme, i Monumenti civili e i Palazzi dai pavimenti ricchi di mosaici, ancora oggi ci parlano del fiorire della cultura. Il poeta ferentinate Fernando Bianchi, celebrando la città, canta: “… e gli archi e porte e mura – dicon del tuo splendor”.

L’ampiezza del territorio del Municipium, con una popolazione che, secondo alcuni studiosi, si aggirava intorno alle 100.000 unità; i due grandi mercati generali ai quali attingeva Roma, quello “pecuario” e quello “frumentario”, ci dicono della ricchezza economica della nostra terra.

La presenza in Ferentino di una centuria, a cui in quegli anni fu preposto il giovane Centurione Ambrogio, ci ricorda l’importanza civico-amministrativa di cui godeva questa città.

Pur in mezzo a difficoltà e persecuzioni, non meno viva era a Ferentino la presenza della Comunità Cristiana. Il ricordo va innanzi tutto al grande Martire Ambrogio; ma non è certamente l’unico testimone. Bene ha fatto il Parroco della Cattedrale a inserire nelle celebrazioni anche i 14 nobili ferentinati compagni di Ambrogio nel martirio. Ma già nel I° secolo cristiano, la nobile famiglia Flavia, secondo alcuni originaria di Ferentino o che a Ferentino era legata per benemerenze o da interessi e proprietà (le antiche Terme e il Teatro sono dedicati a Flavia Domitilla), ha dato alla Chiesa testimoni della fede fino al martirio (è bene ricordare il grande Papa e Santo Flavio Clemente).

Il Martirologio Romano ricorda, il 6 luglio, il martirio di una Lucia Ferentinate con altri 22 compagni nella persecuzione ad  opera dell’imperatore Decio nel 251.

Dopo un periodo di oltre 40 anni di relativa tranquillità in cui la Religione cristiana, che contava circa un quinto dell’intera popolazione dell’impero, era praticata con una certa libertà e molti cristiani occupavano cariche elevate nell’esercito e anche nella corte, gli ultimi anni dell’imperatore Diocleziano sono ricordati per la persecuzione più lunga e più grave di tutte (parliamo naturalmente dei primi secoli; perché il secolo XX, con i suoi circa 45 milioni di martiri, purtroppo difficilmente viene citato). I primi a subirne le conseguenze furono proprio i militari e tra questi anche il nostro Sant’Ambrogio, la cui gloriosa passione abbiamo appena ascoltato.

Ho fatto un accenno alla Domus Ecclesia: il primo editto di Diocleziano del 23 febbraio del 303 imponeva di abbattere le chiese e di bruciare i libri sacri. In questo contesto fu distrutta la nostra Domus.

La fase più acuta della persecuzione si ebbe proprio nel 303.

Il 20 novembre Diocleziano percorre le strade della Città di Roma sopra un magnifico carro tirato da quattro elefanti, seguito dai senatori, da un numeroso stuolo di magistrati e ufficiali, da una selva di insegne, dai trofei delle vittorie. Forse pensava anche alla vittoria sulla fede cristiana; ma certo si illudeva. Almeno a Ferentino penso che pochi conoscano il nome e la storia di Diocleziano; ma il nome e la Passione di Ambrogio rimangono scolpiti nel cuore di ogni ferentinate e nessuno potrà mai cancellarli.

“Sono passati altri centurioni, ufficiali e marescialli per le vie di Ferentino, destinati presto ad essere trasferiti e dimenticati; Ambrogio è qui, nessuno è riuscito a trasferirlo, a strapparlo dal nostro cuore, a sradicarlo dalla nostra terra, a cancellarlo dalla nostra memoria” (cfr 30-04-1992)

Questo è il ricordo di una storia di martirio, ma anche di gloria, vissuta dalla nostra Comunità, centro culturale, economico, amministrativo e religioso; è il grembo rassicurante. Eppure è necessario ritornare all’incertezza e alla insoddisfazione del presente, per sperare e soprattutto  operare  per  l’avvenire.  Canta  ancora il poeta ferentinate: “… l’antico almo decoro – e il fulgido avvenir”.

Un avvenire tutto da ricostruire: abbiamo a Ferentino molte scuole e molte associazioni culturali; ma forse c’è bisogno di nuovi e più efficaci stimoli, perché il livello culturale e il senso civico della nostra comunità sia all’altezza della sua tradizione millenaria! Abbiamo una ricchezza di Monumenti Civili e Religiosi che nessuna altra città ciociara può vantarsi di possedere, ma non sempre è pienamente fruibile, dalle mura nascoste da sterpaglie alle strade ridotte spesso a “scatrafossi”. Sono continue le lamentele dei turisti – i pochi che sono a conoscenza dell’esistenza di Ferentino –, perché anche le strade principali sono ridotte a parcheggi permanenti, e spesso è difficile accedere ai monumenti civili e l’ingresso alle Chiese è ostacolato dalle macchine parcheggiate fin davanti alle porte.

A proposito: i posti migliori riservati ai contenitori delle immondizie devono essere proprio le mura o addirittura le porte delle Chiese?  

Ho notato qualche sera addietro la premura di tenere libere le strade per il corteo dei cavalli (preciso che non ho nulla contro i cavalli; quando ero ragazzo, cavalcare era il mio gioco preferito); pensavo che la stessa premura potesse essere riservata al corteo del Vescovo con i suoi circa 100 Sacerdoti il Giovedì Santo nella solenne celebrazione in S. Maria Maggiore. Non l’ho avvertita; forse ero distratto!

Ferentino centro di vita politico-amministrativa. Che dire? Se contiamo gli aspiranti a Sindaco – sarebbe troppo lungo contare gli aspiranti a consigliere! – ci fa ben sperare, o disperare? Un vivo ringraziamento all’On. Commissario per la disponibilità al servizio nella città. Però Eppure la nostra città ha estremo bisogno di una Amministrazione che veramente sia centro propulsore di civiltà, di cultura, di progresso economico, di valorizzazione delle grandi potenzialità che pure ha la nostra “Polis”.

Nella solennità di Sant’Ambrogio non si può fare a meno di ripensare anche alla vita religiosa. Di chiese ne abbiamo anche troppe; di Sacerdoti penso abbastanza, da quelli santi e colti alle mezze cartucce. Mancano i cristiani, che non si contano dai registri di Battesimo e neppure dagli spettatori della processione di Sant’Ambrogio; si contano dalla balaustra al momento della Comunione e dalla coerenza nella vita familiare e professionale. Il 10-15% dei battezzati frequenta abitualmente la Messa domenicale (il 60% pare frequentino i vari maghi e fattucchiere); molti non sanno più il Padre Nostro, ma per le bestemmie conoscono tutto il calendario. Il numero dei luoghi di piacere ufficiali nel nostro territorio forse già supera il numero delle Chiese. Nel linguaggio comune è più facile sentir parlare di compagno/a che non di marito/moglie. Nelle scuole si ha paura del Crocifisso e della preghiera; non si esce più per andare al “precetto pasquale”, mentre sono favorite le carnevalate fuori stagione alla vigilia della solennità dei santi e dei morti.

Forse è finito, almeno dalle nostre parti, il tempo del martirio cruento. Purtroppo facciamo vedere poco il martirio/testimonianza di vita cristiana. E se c’è qualche martire/testimone – e il nostro Papa lo è certamente, ma anche i nostri Vescovi, Sacerdoti e tanti fedeli laici -, la persecuzione la subisce, non da estranei, ma da parte di certi cristiani che vorrebbero la fede e la morale svuotata dei contenuti più sacri, come la famiglia e la vita.

E’ consolante constatare l’unità, davanti alla tomba e alla memoria di Sant’Ambrogio, tra clero e fedeli, tra responsabili della cosa pubblica e cittadini, tra adulti e giovani, tra comunità religiosa e comunità civile. Che sia il segno e la premessa di unità di idealità, di interessi e di collaborazione, in un fattivo dialogo, perché l’augurio “Det tibi florere Christi potentia vere” non sia un poetico ricamo attorno allo Stemma di Ferentino, ma l’aspirazione e l’impegno di tutti per il raggiungimento di un rifiorire della nostra città nella vita civica e religiosa, partendo proprio dall’evento propulsore (la potenza) del Cristo risorto, e dalla forza unificante della testimonianza di Ambrogio, centurione per l’ordine nella città degli uomini e cristiano per l’edificazione della città di Dio.