E se il primo cristiano …

E se il primo cristiano fosse stato un Ferentinate …? (Novella o Storia?)

 

      Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: “Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente”. Gesù gli rispose: “Io verrò e lo curerò”. Ma il centurione riprese: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”.

      All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: “In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande”. E Gesù disse al centurione: “Va’, e sia fatto secondo la tua fede”. In quell’istante il servo guarì. (Matteo 8,5-8.10.13)

E’ il noto episodio, avvenuto a Cafarnao, della guarigione del servo del centurione romano.

Ed è noto che Cafarnao era una importante città sul Lago di Tiberiade (il “Mar di Galilea”, come enfaticamente dicevano gli Ebrei); e che Cafarnao era il centro storico, geografico, politico, amministrativo e militare della “Galilea delle Genti”: un crocevia di popoli, culture e anche di religioni. Qui Gesù si stabilisce dopo aver lasciato Nazareth per dare inizio alla sua missione; qui incontra e compie il miracolo per un “gentile”, un romano, un rappresentante del potere dominante che irradia dalla lontana Roma dove siede Imperatore Tiberio Cesare.

Fin qui il Vangelo per quanto riguarda il miracolo; ed anche altre fonti per le notizie sull’ambiente.

A dire il vero, non c’è scandalo presso gli Ebrei per il fatto che Gesù compia il miracolo per un pagano; e non solo perché a Cafarnao, città pluriraziale, pluriculturale e plurireligiosa, anche gli Ebrei dovevano avere una mentalità più aperta, ma anche perché era un benefattore: “Egli merita che tu gli faccia questa grazia, – parola di Giudei – perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga” (Luca 7,4-5).

Dal Vangelo, sempre scarno ed essenziale, non aspettiamoci, però, notizie più dettagliate sui dati anagrafici del benefattore e beneficiato centurione romano.

Ma era proprio romano in senso stretto?

Qualcuno – ma mi scuserete se non ricordo chi e su quali basi documentali – ha voluto indagare ed arrivare ad una affermazione – noi chiamiamola solo ipotesi – , comunque sia, suggestiva: quel centurione romano era, precisando meglio, un centurione ferentinate! Personalmente non ci giuro; ma nemmeno ci sorrido! Del resto, perché di un’altra città e non di Ferentino? E non era ferentinate la famiglia da cui nacque, sia pure a Velletri, il Governatore Ponzio Pilato? e non era ferentinate la famiglia che gli diede in sposa Claudia Valeria Procula? e quanti altri illustri ferentinati hanno contribuito a rendere grande Roma?

E poi, non abbiamo inventato certo noi il noto proverbio: “Una ciliegia tira l’altra”! Se qualcuno ha fatto il passo verso l’Urbe, appresso c’è da aspettarsi che si porti qualche altro, anche nella carriera politica o amministrativa o militare …

Se poi il dovere, o l’esigenza di carriera, ti fa lasciare l’Urbe per qualche sperduto angolo dell’Orbe, saggezza (o furbizia) vuole che ti porti dietro persone fidate e fedeli. E se la magnanimità di Tiberio Cesare, per mostrarti gratitudine per l’erezione del “Tiberieum”, ti fa salire, illustre Ponzio Pilato, i gradini che ti portano al seggio che fu già del famoso Davide e del famigerato Erode, ti consiglio … scusami: vedo che ci hai già pensato! Hai pensato bene di far salire al tuo seguito, sulle montagne della Giudea, il centurione che ha ben meritato con l’onorato servizio in terra di Galilea.

E così ritroviamo il nostro illustre e stimato concittadino, sempre a servizio di sua maestà l’imperatore di Roma e di sua vigliaccheria il Governatore di Gerusalemme, che, condannando un innocente a salire il Calvario, condanna un altro innocente a issarlo su una croce. Ma quest’ultimo, almeno, ancora non sapeva quello che faceva!

Qui è necessario dire che alcuni – questa volta sono in grado di nominare almeno qualcuno degli alcuni – per esempio Franco Zeffirelli, nel suo “Gesù di Nazareth”, in un passaggio poetico-simbolico – identificano il centurione di Cafarnao con il centurione del Calvario.

E ci commuove – sempre guardandolo con gli occhi di Zeffirelli – la sua compassione verso il condannato, oltre la crudezza del suo doverlo giustiziare. Maria di Nazareth vuole avvicinarsi al Figlio, ma un rude soldato vuole impedirlo. “Ma è sua madre”, esclama il centurione, e nelle sue parole non c’è la durezza del comandante, ma solo l’espressione di un radicato amore. Forse il suo cuore in quel momento era in sintonia con quello della mamma in ginocchio nel tempio di Marte sulla acropoli della lontana Ferentino: stava pregando per suo figlio! E quanto rispetto nel centurione uomo per la donna di Magdala: anche lei può avvicinarsi a Gesù, perché “… è della famiglia”.

In quel momento forse lo assale anche un rimorso: quel gioco infantile – lo schiaffo del soldato – …

      Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: “Indovina: chi ti ha colpito?” (Luca 22,63-64).

Quel gioco infantile che aveva imparato da piccolo e che riempiva, divertendo, le ore vuote sue e dei suoi coetanei nei crocicchi sempre affollati di ragazzi amici, e che aveva insegnato poi ai suoi ragazzi soldati, diventato ieri notte gioco troppo beffardo e crudele sul quel corpo già troppo lacerato e ancora da appendere con tre chiodi.

Quante emozioni tra quel ricordo lontano di innocenti giochi infantili e questo infierire crudele e beffardo troppo vicino per non lacerarti!. “Indovina: chi ti ha colpito?”.

Caro centurione ferentinate, indovina chi ti sta per “colpire”?

      Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò. … Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: “Veramente quest’uomo era giusto”. “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”. (Luca 23,44.46-47) (Marco  15,39)

Se la professione della fede cristiana è riconoscere che Gesù di Nazareth, il taumaturgo di Cafarnao, lo zimbello della Fortezza Antonia, il crocifisso del Golgota è il Figlio di Dio che si è fatto vero Uomo … tu, sconosciuto e illustre concittadino, tu che lasciando un giorno Ferentino non hai rinnegato la tua naturale “carnalità”; tu che diventando potente non hai perso il rispetto per il povero servo; tu che vestendo la dura corazza del soldato non hai soffocato la capacità di intenerirti per una madre; tu che hai appeso alla croce un uomo e hai deposto dalla Croce l’Uomo-Dio; tu sei cristiano, tu sei il primo cristiano; tu, non più nostra vergogna per aver crocifisso un innocente, ma nostra gloria e vanto per aver conosciuto e riconosciuto l’innocente di Dio; tu che non hai più lasciato Ferentino per conquistare a Roma un pezzo di terra, ma per donare a Ferentino tutto il Cielo.

Tu, centurione ferentinate, che piantasti la Croce strumento di morte sul Calvario; tu, primo cristiano, ci confiderai un giorno dove hai piantato la prima Croce sorgente di vita? se sulla acropoli di Lollio e Irzio, o sullo  Ierone  di  Valerio, o nel  triclinio  di  Quintilio, o sul  palcoscenico  di  Flavio, o … ?

Per ora ci basta, e ti siamo riconoscenti, per averla piantata sul colle di Ferentino e sulla sommità del cuore dei tuoi concittadini ferentinati.