Matrimonio: le belle celebrazioni di una volta!
(Spero che l’ironia non sia letta come cattiveria!)
Si sa; quando si invecchia, si pensa sempre con nostalgia alle cose passate; anche alle belle celebrazioni di una volta. Confesso di essere un nostalgico, laudator temporis acti.
Prendete il Matrimonio.
Come ora è celebrato con freddezza, senza quelle accattivanti musiche che valevano più dei testi biblici e delle parole del pur bravo celebrante!
All’apparire degli sposi, la chiesa con l’altare ammantato di luci e di fiori; e le sublimi note della immancabile marcia nuziale di Mendelssohn; e il lungo corteo degli amici finalmente felici: lui che amava lei, che però amava un altro, che però amava un’altra, che però amava un altro, che però … fino a quando la miracolosa magica pozione ottiene l’effetto, tanto sperato, di arrivare a celebrare, finalmente, un matrimonio; e la principessa, fortunata e miracolata dalla pozione, fa l’incontro, questa volta senza però, con lo sposo pronto e felice d’essere condotto all’altare, scodinzolando la somaresca coda, per l’occasione doverosamente allungata per non sfigurare con lo strascico della sposa principessa.
Poi l’offertorio. Poteva mancare l’Ave Maria di Schubert? Ne andava della validità del matrimonio! Quel canto che arrivava al cuore, prima ancora che alle orecchie. E l’intimo commosso ringraziamento di almeno uno degli sposi alla Vergine Maria che concedeva la grazia di superare lo strazio del cuore, mentre pensava al padre morto; quello stesso padre che, seduto al primo banco, era l’unico in quel momento a sentire lo strazio del cuore perché non aveva fatto in tempo a dare allo sposo o alla sposa, l’onore di essere orfano o orfana.
E si arriva al momento del fatidico “SI”. Le labbra tremanti nella triplice risposta alla triplice domanda del celebrante. Le mani e le dita che a fatica, per l’emozione, riescono a trovare il dito giusto – quello del cuore! – per infilare l’anello. Il tutto un po’ meccanicamente, perché l’attenzione era tutta concentrata alle dolci note della melodia Verdiana e Traviata: “… Di Provenza il mar e il suol – chi dal cuor ti cancellò …”. (Come dire allo sposo: Di tante belle e brave ragazze, ti sei andato ad innamorare di una putt…!) Ma la sposa era troppo felice e non poteva rinunciare alla sua felicità per sentirsi offesa.
E poi la Comunione; qui avrei qualche riserva da fare. Come “Libiamo, libiamo nei lieti calici …”, quando era solo il Sacerdote a libare nel Sacro Calice? Non sono il solo a fare riserve; c’è chi, poi, ha pensato a superare il disagio. Meglio il canto proprio di Maria: il Magnificat! e naturalmente sulle belle, commoventi e dolci note della “Pavana per una Principessa defunta”. Provate a immaginare la gioia della sposa che si sentiva principessa, anche se non lo era, e defunta, anche se era viva!
E siamo alla fine, … volevo dire alle firme. Quale musica più dolce e struggente di quella di Händel: “Lascia ch’io pianga l’amara sorte”. Come dimenticare la felicità e il largo sorriso sul volto luminoso degli sposi!
Bei tempi, quelli. Poi sono arrivati certi preti ‘capiscioni’ … Niente musica lirica, niente Mendelssohn, niente Schubert, niente Verdi con la Traviata … Solo musiche liturgiche, solo canti inerenti ai tempi liturgici e alle varie celebrazioni e ai vari momenti della celebrazione. Niente “Resta con noi, Signore, alla sera” alla prima Messa del primo giorno del primo mese dell’anno!
Meno male che ora le cose promettono di cambiare, con la nuova generazione di sacri ministri. Ego nova facio omnia! Via l’organo, strumento anticonciliare, largo alle chitarre! Via le note amate da vecchie orecchie male educate, largo agli zum zum che allietano e fanno sentire giovani anche gli ottantenni!
Stavo per dimenticare le ultime conquiste. Non me lo avreste perdonato. Chi oggi può fare a meno del Computer? Ed eccolo in Chiesa; e al Matrimonio non può mancare. Se “La vita è bella”, come sarà bello il rito del Matrimonio se il PC suona la base e la convinta brava solista ricama le note con la sua non ‘racchiale’ voce.
Forse arriverà anche per me il tempo di gustare vera musica e non soltanto nelle cerimonie nuziali.
Un nostalgico che spera di convertirsi