LUCIA FERENTINATE

LUCIA FERENTINATE V. M. sotto l’impero di DECIO

PRESENTATORE.

Le vicende che riviviamo ogni sera da questo Auditorium ci danno la possibilità, attraverso le varie opinioni delle personalità invitate, di avere un giudizio, possibilmente esauriente, sugli avvenimenti più significativi del giorno e della storia che si scrive sul succedersi degli eventi di ogni giorno: eventi lieti, eventi tristi, di cui si veste la vicenda umana. A volte vicende drammatiche, come quella di cui oggi, 7 luglio, terzo anno dell’impero di Gaio Messio Quinto Traiano Decio, abbiamo avuto notizia – la morte nella battaglia di Abrittus del nostro l’imperatore e del figlio Erennio – e di cui vogliamo parlare e riflettere, con alcune persone che sono vissute accanto all’imperatore o collaborato con lui e con storici che ben conoscono le sue imprese e le leggi da lui emanate.  

 Ve le presentiamo: i Senatori Emiliano e Galenio, già amici dell’imperatore Decio; lo storico Erodiano e un cristiano che preferisce non rivelare il nome per comprensibili motivi.

Iniziamo con il senatore Emiliano

Emiliano

L’imperatore, e per me anche amico, Decio era nato in Pannonia, ai confini dell’Impero. Dal carattere nobile e tranquillo; bravo nell’arte militare, e per questo l’imperatore Filippo l’Arabo lo inviò in Mesia a sedare una ribellione da parte dei Goti, forse anche per allontanarlo da Roma dove era molto stimato.

Ma proprio in seguito alla vittoria sui Goti, i suoi soldati lo acclamarono, contro la sua stessa volontà, come imperatore. Inevitabile fu lo scontro con l’imperatore Filippo che rimase sconfitto e ucciso. L’impero ormai era sicuro nelle sue mani.

PRESENTATORE.

Non era certo la prima volta che si assisteva a imperatori proclamati dai propri soldati, mentre era in carica un altro imperatore. Ci saremmo aspettati dal nuovo imperatore, vittorioso, non solo in battaglie contro i popoli confinanti, ma anche all’interno dell’impero, un periodo di tranquillità.

Il senatore Galieno …

Galenio

Nonostante le vittorie sul campo, si rese conto subito delle difficoltà interne alla società romana e cercò di risollevare le sorti dell’impero.

Ricordiamo che egli è stato uno di quegli imperatori militari pieni di energia, che fecero politica di restaurazione in grande stile. Egli voleva dare all’impero, che quasi andava in rovina per la corruzione e la invadenza soffocante del costume orientale, maggiore forza di resistenza contro i nemici esterni ed interni, e voleva così riportarlo allo splendore di un tempo.

Svolse un’intensa azione nel riordinamento dell’esercito e nella costruzione di potenti opere militari, e specialmente di strade.

Emiliano

Nel progetto di ridare una nuova grandezza dell’impero fondata sui valori religiosi tradizionali, ben presto vide nel cristianesimo il maggior ostacolo all’attuazione del suo programma di restaurazione e promosse una persecuzione sistematica contro una fede che trovava adesioni anche all’interno dell’apparato statale e nell’esercito.

A questo scopo convocò il Senato e il Consiglio imperiale che all’unanimità riconobbe che il momento era veramente grave e che non era possibile rimandare ulteriormente una presa di posizione che stroncasse alla radice un male oscuro e subdolo che minacciava la pace romana, la stabilità dell’impero e la stessa religione dei padri.

PRESENTATORE.

Pensiamo che Erodiano, come stimato storico, potrà illustrare con maggiore precisione i precedenti e le nuove norme punitive riguardanti questa setta che trova sempre più consenso non solo tra la plebe ma anche nella nobiltà, e perfino nel Senato.

Erodiano

Occorre, innanzi tutto, fare una premessa.

“Al tempo dell’Imperatore Tiberio, visse in Giudea un tale chiamato Gesù…  Egli fu ritenuto uomo di grande valore ed esecutore di opere meravigliose…  Egli ha guadagnato alla sua causa molti Giudei ma anche molti Romani.  Allorché il procuratore Ponzio Pilato, in base ad una accusa mossa contro di lui dagli uomini più eminenti della comunità religiosa di Gerusalemme, lo ebbe condannato a morire in croce, coloro che prima lo avevano seguito non si staccarono per questo da lui.  Ancor oggi la gente dei cristiani che prende il nome da lui non ha cessato di esistere”. (Giuseppe Flavio + Tacito).

PRESENTATORE.

La storia ci dice che quando veniva meno il capo politico, o religioso che fosse, i suoi seguaci regolarmente si arrendevano o si disperdevano. Ne abbiamo tanti di esempi. Ci saremmo aspettati che anche i seguaci di questo Giudeo si sarebbero dispersi, e non che si fosse formata una potente setta.

Erodiano

Anzi questa setta, dalla Giudea, si è diffusa in tutto l’Impero provocando continui disordini e causando pubbliche calamità.  Per questo, fin dall’apparire di questa setta, già durante l’impero di Claudio si ritenne legittimo e doveroso l’ordine di sterminare questo nemico dello Stato e della Religione dei padri.

Perdurando l’attività e il proselitismo di questa esecrabile nuova religione, che era di notevole ostacolo al progetto di restaurazione promossa dall’imperatore Decio, fu logico e opportuno emanare un severo editto da parte dell’augusto imperatore, dal Senato e dal Consiglio imperiale.

PRESENTATORE.

Mi sembra opportuno, a questo punto, di rileggere il Decreto imperiale per renderci conto della sua grave portata.

“Ai Magistrati di Roma, ai prefetti del culto, ai governatori provinciali.

L’imperatore, il senato, il popolo e i capi romani sono d’accordo nel combattere il nome dì Gesù; è proibita l’esistenza del Cristianesimo. Ogni città e categoria di persone deve combattere il nome cristiano. I vescovi, i preti e i diaconi siano subito giustiziati; i senatori, i nobili e gli ufficiali dell’esercito imperiale siano degradati e i loro beni confiscati, e se nonostante questo continueranno ad essere cristiani siano uccisi con il taglio della testa; le donne di alta nobiltà siano private dei loro beni e punite con la morte. Tutti i seguaci della nuova religione vengano sottoposti alla tortura.  Siano rasi al suolo i luoghi di culto a bruciati tutti i libri cristiani.  (da Origene, Cipriano, Lattanzio, Eusebio ).

Dato in Roma, dal Palazzo imperiale.

Galenio

Profonda impressione ha destato in tutto l’impero l’Editto emanato dall’augusto Imperatore. Alla indiscussa approvazione da parte dei fedeli sudditi e dei cultori della religione dei padri si contrappone lo smarrimento dei seguaci della nuova religione che si vedono perseguitati in ogni città e regione.

Sono giunte notizie di preti e diaconi che vengono condannati e trascinati al supplizio; uomini e donne, giovani di ambo i sessi, vecchi e ragazzi condotti alla pena del fuoco.  I capi delle chiese vengono incarcerati e processati.

Emiliano

In base all’editto imperiale ogni famiglia deve proclamare solennemente e pubblicamente, attraverso un sacrificio, la sua devozione alle divinità pagane ricevendone quindi un certificato che attesta la sua qualità di seguace degli antichi culti dello Stato e quindi la sua appartenenza a Roma.

Naturalmente tra i primi a rifiutare questa imposizione è stato Papa Fabiano, che l’imperatore vedeva come un nemico personale ed un rivale. Il papa è stato imprigionato nel carcere Tulliano, dove si è spento per la fame e gli stenti.

Galenio

Intanto si elevava il plauso al divino Imperatore che ha voluto difendere la stabilità dello Stato e il culto alle nostre divinità contro questi acerrimi nemici della patria, odiati dal nostro popolo per le loro infamie e per il loro culto ad un uomo condannato alla morte di croce.

PRESENTATORE.

Sentiremo anche la testimonianza, che riconosciamo autorevole, di uno che professa la nuova religione, oggi diffusa, nonostante le difficoltà e le persecuzioni, in tutte le regioni dell’impero. Si calcola che circa un quinto dei cittadini romani oggi professi, o almeno consideri non contraria agli interessi della nostra civiltà, questa religione sorta in Giudea ai tempi dell’imperatore Tiberio Giulio Cesare Augusto.

Prima, però, può essere utile ascoltare la testimonianza di Giuseppe Flavio che tra i primi ci informa di questo nuovo culto. Ce la rilegge il nostro autorevole storico.

Erodiano

“Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, – sempre che si debba definirlo uomo: – era infatti autore di opere inaspettate, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti della grecità. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, coloro che da principio lo avevano amato non cessarono. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Fino ad oggi ed attualmente non è venuto meno il gruppo di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani”.

PRESENTATORE.

Sentiamo, allora, la testimonianza di chi, non solo conosce, ma professa apertamente questa religione.

Secondo te, perché chi professa questa nuova religione trova opposizioni o persecuzioni come in questi tempi? Che cosa avete voi nella vita, nei costumi, nel culto che minaccia la stabilità e la sicurezza dell’impero?

un cristiano

“Noi cristiani non ci differenziamo dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei nostri vestiti. Infatti non abitiamo in città particolari, non usiamo qualche strano linguaggio, e non adottiamo uno speciale modo di vivere. Questa dottrina che noi seguiamo non l’abbiamo inventata noi in seguito a riflessione e ricerca di uomini che amavano le novità, né noi ci appoggiamo, come certuni, su un sistema filosofico umano.

Abitiamo poi in città sia greche che barbare, così come capita, e seguiamo nel modo di vestirci, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo.

Rispettiamo e adempiamo tutti i doveri dei cittadini.

Osserviamo le leggi. Amiamo tutti, e da molti, purtroppo, veniamo perseguitati e condannati a morte”.

Pensavamo che dopo le persecuzioni contro i Cristiani, in particolare di Claudio, di Nerone, e di Domiziano, la tolleranza dimostrata dall’imperatore Filippo nei confronti della nostra fede, ci sembrava rassicurare in una vita più tranquilla e sicura.

PRESENTATORE.

Eppure, se guardiamo la storia romana, sembra che si sia avuto sempre un chiaro rispetto per tutte le forme religiose, anche di quelle di origine orientali.

Come si spiega, allora, che i Romani, i quali si dimostrarono tollerantissimi sempre verso tutte le religioni dei popoli sottomessi, sono stati, invece, e sono ancora tanto severi unicamente verso la nuova religione, da esercitare contro i suoi seguaci le più feroci persecuzioni?

Erodiano

La colpa vera dei Cristiani è evidente, e di conseguenza diventa comprensibile la persecuzione contro di loro.

Affermando e testimoniando la fede in un unico Dio, al quale solo si può e si deve prestare il culto, i Cristiani, giustamente, sono considerati quali nemici pubblici della cultura e della religione dell’Impero: e, inoltre, nemici personali pure degli imperatori, da quando si è cominciato a onorare questi quali divinità, con forme prescritte, a cui non è lecito rifiutarsi senza incorrere in grave reato.

un cristiano

Dicevo che, vista la tolleranza dell’imperatore Filippo nei riguardi della nostra religione, speravamo in una vita più tranquilla e sicura.

Ma la storia recente, di questi ultimi mesi, ancora, ci parlano di un accanimento, contro persone deboli e incapaci anche di un solo gesto di violenza o ribellione.

Mi riferisco, in particolare, ad un caso emblematico; della ferocia, fino all’uccisione di una ragazza molto giovane – di appena 12 anni – che aveva solo il torto di professare la fede in Cristo.

PRESENTATORE.

Penso che tu faccia riferimento alla giovane di famiglia patrizia uccisa nel circo Agonale con il taglio della gola.

un cristiano

Si, mi riferisco a quella giovane. Il suo nome è Agnese, e il nome stesso ci parla della sua delicatezza e gioia di vivere e di incapacità di fare del male a qualcuno.

Era nata a Roma da genitori cristiani, appartenenti ad illustre famiglia patrizia. Decise di consacrare al Signore la sua verginità; cosa incomprensibile per chi professa una religione che non sia quella cristiana. Mentre era in corso la persecuzione voluta dall’imperatore Decio, Agnese è rimasta fedele al Cristo fino a sacrificare la sua giovane vita. È stata denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei e da lei respinto per mantenere fede al suo voto di verginità. La vendetta del giovane è arrivata a farla esporre nuda al Circo Agonale, luogo frequentato dalle pubbliche prostitute, prima che fosse trafitta con colpo di spada alla gola.  Era il 21 gennaio.

PRESENTATORE.

Possiamo capire la preoccupazione dell’imperatore per una religione che, per il suo progetto di restaurare l’antica fede del popolo e impero romano, si presentava come un ostacolo o come una ribellione. Ma pensare che potesse essere una minaccia la fede di una ragazza di 12 anni, sembra poco comprensibile.

un cristiano

E, purtroppo, non è stato l’unico caso; e non solo a Roma.

Quale minaccia poteva venire da un’altra giovane, il cui stesso nome – Agata – parla di bontà, di pace, di convivenza, di incapacità di fare del male?

Siamo a Catania. Il proconsole Quinziano, giunto alla sede di Catania anche con l’intento di far rispettare l’editto dell’imperatore Decio, che chiedeva a tutti i cristiani di abiurare pubblicamente la loro fede, ha messo in atto una feroce persecuzione. Quinziano ha fatto venire alla sua presenza tutti i cittadini accusati di essere cristiani. È comparsa anche Agata. Quando Quinziano ha visto la giovane, si è invaghito di lei e, saputo della sua consacrazione verginale, le ha ordinato, senza successo, di ripudiare la sua fede e adorare gli dèi pagani.

Al rifiuto deciso di Agata, il proconsole, attraverso una continua pressione psicologica, fatta di allettamenti e minacce, ha tentato in ogni modo di sottometterla alle sue voglie. Ma Agata, a questi attacchi perversi che le venivano sferrati, ha contrapposto l’assoluta fede in Dio.

Rivelatosi inutile il tentativo di allontanarla dalla sua fede, Quinziano è passato alle maniere forti: l’ha sottoposta ad ogni forma di violenza, fino a farle strappare le mammelle, mediante delle tenaglie. Infine, sottoposta al supplizio dei carboni ardenti, Agata ha terminato il suo martirio. Era il 5 febbraio.

PRESENTATORE.

Possiamo, a questo punto, trarre delle prime conclusioni.

Gaio Messio Quinto Traiano Decio, imperatore di Roma, anche se ha governato solo due anni, ha il merito di aver difeso l’impero dai nemici che lo attaccavano soprattutto dal Nord: Goti, Ostrogoti e altri popoli barbari. Ha dato un nuovo risveglio ad una società segnata da varie forme di corruzione. Ha ristabilito le sorti di un impero in crisi di identità.

Dall’altra parte verrà ricordato per le persecuzioni contro i cristiani, dovute, più che dalla sua legge, dal modo come le autorità locali le hanno applicate con ferocia e inaudita crudeltà.

Ora siamo in attesa dell’elezione del nuovo imperatore …

altro cristiano

Chiedo scusa; non voglio disturbare.

Sono appena arrivato a Roma e ho saputo di questo incontro. Sono fuggito da Ferentino mentre è in corso una persecuzione contro la comunità cristiana con numerose vittime. In nome dell’imperatore romano vengono invitati tutti i cittadini a dimostrare la fedeltà all’impero offrendo un sacrificio in onore delle divinità romane. Molti cittadini sono fuggiti rifugiandosi nelle campagne. Altri hanno sacrificato contro la loro volontà, pur di aver salva la vita.

Il magistrato Rixio Varone, che pure era di carattere mite e conciliante, stava dimostrando una tenacia imposizione sui cristiani per conquistare prestigio da parte della maggioranza dei cittadini che non lo avevano accolto molto favorevolmente, preferendo al suo posto Anicio Gaio.

Ma è stato proprio il suo carattere mite e conciliante che lo ha tradito. Più che colpire i cristiani, voleva eliminare quelle persone che mal sopportavano la sua autorità. Per questo, attraverso incontri personali, cercava di scoprire le tendenze politiche e religiose dei cittadini.

È stato così che ha incontrato Lucia: una bella ragazza, colta ed elegante. Immaginate quanti giovani aspiravano a conquistarla.

Anche il magistrato Rixio Varone, con insistenza e anche con minacce, cercava il suo consenso. E le minacce erano serie.

La legge promulgata dall’imperatore Decio era arrivata anche a Ferentino. Rixio Varone ne approfittò per convincere Lucia a dargli il consenso, assicurandole l’impunità.

Ma, se la bellezza e la dolcezza della giovane avevano conquistato il cuore di Varone, la sua fortezza nella fede aveva conquistato la sua anima. Varone è diventato anche lui seguace di Cristo. Non ci sono state feste di nozze, ma gioie di Paradiso quando, solo qualche giorno dopo, Lucia, Rixio Varone e altri 21 compagni, serenamente, forti della forza che solo la fede in Cristo può dare, hanno varcato la porta della città per entrare, gloriosi nel martirio, nella gloria eterna.

Ho ancora davanti ogni occhi le strazianti scene; ma non ho avuto il coraggio di vedere l’intero dramma. Quando ho visto le spade affilate, alzate, pronte per la decapitazione, sono fuggito; ho ancora nelle orecchie le grida, non dei martiri, ma di quanti assistevano e vedevano il sangue innocente scorrere …

È successo appena ieri, 6 luglio.

PRESENTATORE.

Non è compito nostro dare un giudizio definitivo su questi secoli vissuti sotto le aquile dell’impero di Roma. Abbiamo assistito a vittorie e anche a sconfitte; a gloriose imprese, ma anche a ignominiose guerre civili; a vittorie su popoli barbari, ma anche a forme di barbarie all’interno nella vita civile; abbiamo onorato e accresciuto il numero di divinità a cui dedicare altari e templi, ed ora ad affrontare anche la novità di chi professa e promuove il culto ad un solo Dio; al dramma di chi, per la fedeltà all’impero e all’imperatore di turno, non si ferma di fronte all’uccisione di tanti cittadini romani, o di chi, per la fedeltà all’unico Dio in cui credono, sono pronti anche a sacrificare la propria vita.

Qui ci fermiamo, chinando la fronte alla notizia e onorando la memoria dell’uomo defunto.

Lasciamo al tempo e alla storia di esprimere un giudizio esauriente sulle imprese e le sconfitte dell’imperatore Gaio Messio Quinto Traiano Decio.